Azzurri qualificati al mondiale brasiliano. E ora?

Nazionale italana

Per la prima volta nella storia, la nostra nazionale si qualifica al mondiale con ben due giornate di anticipo, allontanando le tradizioni che ci indicano come una squadra sempre sofferente fino all’ultimo respiro.

Merito di un gruppo che ha avuto, finalmente, consapevolezza di se stesso, andando a sfidare con la giusta determinazione avversari modesti come Repubblica Ceca, Bulgaria e Danimarca. Sembrano lontanissimi i tempi in cui arrancavamo contro il Galles, eppure, nonostante il buon calcio mostrato nel post Sudafrica e i buoni risultati raggiunti (o meglio sfiorati) oltre le aspettative di quasi tutti i tifosi e degli addetti ai lavori, pare che Prandelli ed il suo staff non possano adagiarsi troppo sugli allori, essendoci degli evidenti aspetti da migliorare ed altre piccolezze da aggiustare.

Il reparto arretrato sembra, attualmente, quello meglio organizzato. Il blocco juventino, arricchito dall’arrivo di Ogbonna, sembra garantire la solita graniticità che contraddistingue la compagine azzurra. Le note stonate arrivano dalla scarsa affidabilità degli esterni bassi: a destra si attende il ritorno di De Sciglio Continua a leggere

Juventus, Italia e Ljajic: quando volere è potere

Italia Juve Ljajic
Facciamo un rapido giro su quanto è successo nelle ultime settimane: la Juve che sul campo zittisce le critiche per un precampionato non troppo brillante, rifilando quattro pere ad una vergognosa Lazio formato sparring partner, la solita batosta estiva della nazionale contro l’albiceleste del neo napoletano Higuain e il tormentone Ljajic, che secondo i giornali ogni giorno cambia idea su quale maglia voglia vestire nella prossima stagione e che avrebbe firmato un precontratto con il Milan.

PARTIAMO DALLA JUVE cannibale di Conte, che ai biancocelesti non ha lasciato nemmeno il gol della bandiera. Una squadra accusata di non avere più fame non mette in campo quell’agonismo asfissiante che ha tolto ogni spazio ai vari Hernanes, Klose e Ledesma. Lichtsteiner si è confermato come uno dei migliori, o forse il migliore, tornanti del campionato; oltre al gol e ai due assist, una corsa infinita e grinta da vendere che si manifesta nello sguardo di fuoco con cui fulmina il guardalinee ad ogni fuorigioco o fallo fischiato. Pogba conferma la sua crescita costante e non è affatto sbagliato paragonarlo a Vieria: era dai tempi dell’ex Inter e Arsenal che non si vedeva un centrocampista così completo in ogni aspetto del suo gioco. Forza fisica, facilità di corsa, tiro da fuori, visione di gioco: il 20enne ex United ha tutto per diventare uno dei migliori mediani del mondo, specialmente se Pirlo accetta di fargli da chioccia per un altro annetto. Continua a leggere

Spagna troppo forte per gli azzurini, ma se entrava quel tiro di Florenzi…

L'esultanza della rojita e la delusione degli azzurrini

L’esultanza della rojita e la delusione degli azzurrini

È finita come da pronostico la finale dell’Europeo Under 21, con la rojita ad alzare il trofeo e gli azzurrini ad accontentarsi della medaglia d’argento. Colpa dell’inesperienza, come sottolineato da Mangia nel post partita, ma anche della sfortuna, perché se, sull’1 a 1, Florenzi avesse messo dentro quel pallone a tu per tu con De Gea, chissà come sarebbe andata a finire.

Certo che i giocatori dell’Under spagnola sono quasi tutti titolari nella Liga e molti di loro hanno addirittura un ruolo da protagonista, alcuni anche in Europa. Basti pensare ad Isco, fantasista che ha guidato il Malaga ai quarti di finale dell’ultima Champions, e De Gea, numero uno del Manchester United campione di Premier League. Se poi aggiungi che a stenderci con una tripletta è stato quel Thiago Alcantara, miglior giocatore del torneo, che non è titolare nel Barcellona solo per la contemporanea presenza in squadra di mostri come Xavi, Iniesta e Busquet, allora capisci che una sconfitta per 4 a 2 non rappresenta una grossa sorpresa.

Certo è che quell’occasione di Florenzi poteva cambiare la partita, poi ovviamente dovevi resistere agli assalti degli spagnoli che tolgono Tello, già 56 presenze e 15 gol con il Barça, e mettono dentro Iker Muniain, dal 2009 titolare nell’Atletico Bilbao di cui è stato il più giovane esordiente della storia del club. E meno male che la punta centrale Alvaro Morata non è titolare nel Real Madrid altrimenti… a già, il primo gol praticamente l’ha fatto lui liberandosi sulla sinistra e crossando in area per Thiago. Peccato perché in difesa non sono granché: Moreno (Siviglia), Martinez (Real Socidead), Bartra e Montoya (Barcellona) hanno collezionato appena 109 presenze con i rispettivi club.

I nostri? Beh, la difesa delle furiette rosse ha senz’altro sofferto la verve di bomber Immobile (5 gol con il Genoa quest’anno) e la vivacità di Borini (1 gol in 13 apparizioni con il Liverpool). Peccato che quell’inserimento di Florenzi non abbia portato al gol altrimenti la nostra difesa corazzata ci avrebbe sicuramente protetto dagli assalti avversari. Caldirola (Brescia), Regini (Empoli), Donati (Grosseto) e Bianchetti (Verona) non avrebbero fatto passare neanche le mosche se colorate di rosso.

Quel tiro di Florenzi… probabilmente non avrebbe cambiato nulla, la Spagna ci è stata superiore per esperienza, tecnica e concretezza e forse nemmeno il provvisorio vantaggio avrebbe cambiato le sorti dell’incontro. L’unica cosa certa è che gli abbiamo messo paura, che molti giocatori che avrebbero potuto rinforzare gli azzurrini sono già in Brasile con i grandi e alcuni di quelli che hanno perso stasera li raggiungeranno presto. Uno di questi è Verratti che deve ancora limare il temperamento, ma per personalità e talento non ha niente da invidiare ai campioni spagnoli.

E poi parliamoci chiaro, quali altre Under 21 possono vantare tutti quei giocatori che sono titolari nei rispettivi club ai massimi livelli europei? Nessuna, e noi gli abbiamo dato del filo da torcere e, nei nostri limiti, abbiamo venduto cara la pelle. C’è da essere orgogliosi degli azzurrini per come sono arrivati in finale e hanno lottato, aspettando i grandi…

La nuova primavera azzurra: analisi sui nuovi talenti italiani

Sirigu, Ogbonna, Verratti e Borini: quattro futuri pilastri della nazionale

A dispetto di quanto si crede comunemente da un po’ di tempo a questa parte, la nazionale italiana si sta avviando, fatti i dovuti scongiuri, verso una nuova primavera. Negli ultimi due anni abbiamo avuto, infatti, un notevole rinnovamento nel panorama calcistico italiano. I tempi nei quali ci si affidava solamente alla vecchia guardia e dove i talentini arrivavano esclusivamente dall’estero, sembrano sul viale del tramonto. Tutto ciò è dovuto, probabilmente, più alle necessità economiche dei club che alla volontà dei presidenti. Ma il modello della cantera barcellonese ha insegnato che si può investire forte sul settore giovanile risparmiando sul mercato, senza perdere di qualità ma potendo addirittura costruire la squadra più forte del mondo.

Allora viene da domandarsi perché, ascoltando l’opinione di molti tifosi, gli italiani non credono più nella nostra nazionale, nonostante un ottimo secondo posto ai campionati europei. Le motivazioni possono essere molteplici e partono tutte da quella vittoria del 2006, per molti inaspettata e che facciamo ancora fatica a dimenticare, soprattutto dopo aver visto le successive spedizioni azzurre, tra le quali quella disastrosa del Lippi-bis in Sud Africa. Il pensiero generale che stagna da molti anni nelle nostre menti è quello di un calcio italiano in piena recessione, se non addirittura morente. Si tende a vedere la spedizione del 2006 come quella di una squadra vincente ed inarrivabile, pensando che non ci siano stati sostituti degni di un cambio generazionale. Ci si lascia abbindolare spesso dagli eccessivi elogi che la stampa estera e nostrana sciorina nei confronti dei nuovi talenti stranieri, soprattutto sudamericani (per esempio Paulinho, secondo la Gazzetta, è diventato il nuovo fenomeno da tener assolutamente d’occhio dopo un golletto di testa da palla ferma, in una nazionale priva di “europei”), tendendo a sottovalutare tutto ciò che le nostre società hanno costruito nei loro vivai. E se è vero che la Spagna ha dimostrato di essere sempre su un altro pianeta, la terribile e giovanissima Germania cosmopolita dei vari Reus, Kroos, Ozil, Hummels e Boateng è stata annientata, giusto qualche mese fa, dall’onda azzurra nella semifinale europea. Ma d’altra parte, è inutile negarlo, fa parte della nostra cultura dimostrarsi scettici e tutti bravi a fare il lavoro del commissario tecnico, sempre pronti a mettere alla forca chiunque compia il minimo errore, seppur dettato dalla sfortuna. Almeno fino a quando non vinciamo qualcosa di tangibile, allora siamo tutti fratelli e fieri dei nostri eroi.

In ogni caso, con una rapida analisi sui giovani talenti italiani, è facile capire perché possiamo guardare al futuro con ottimismo.

PORTIERI – L’eredità di Buffon sarà forse quella più difficile da raccogliere. In ogni caso in pole per sostituirlo c’è Sirigu (25, Paris Saint-Germain) che ha già dimostrato di essere un ottimo portiere, se non al livello del capitano attuale, almeno a quello degli altri estremi difensori europei. Non scordiamoci però dei giovanissimi Bardi (20, Novara) e Leali (19, Lanciano), mandati in prestito in B da Inter e Juve a farsi le ossa, e dei quali si dice un gran bene.

DIFENSORI – Forse il ruolo dove siamo più scoperti tra i giovanissimi, ma dove si hanno già conferme tra i vari Bonucci (25, Juventus), Ranocchia (24, Inter) e Ogbonna (24, Torino). Stanno trovando spazio nei loro club anche due ottimi terzini, De Sciglio (19, Milan) e Sampirisi (19, Genoa). Senza scordarsi di Santon (21, Newcastle) che si sta riprendendo dopo un periodo difficile.

CENTROCAMPISTI –  Come si richiede nel calcio moderno, anche in Italia si stanno confermando giovani centrocampisti universali, che sanno sia difendere che costruire ed attaccare. Negli ultimi tempi si stanno proponendo ad alti livelli Marrone (22, Juventus), che spesso viene impiegato anche sulla linea difensiva, Florenzi (21, Roma), tornato indiavolato dall’esperienza in B col Crotone, e Sala (20, Amburgo), che sta trovando continuità in Bundesliga. Un occhio particolare per Verratti (20, Paris Saint-Germain), il quale si propone fortemente come erede di Pirlo e che in giovanissima età sta incantando in una squadra ricca di campioni. Menzione anche per Rossi (21, Brescia), Crimi (20, Grosseto) e Saponara (20, Empoli), che con un po’ di gavetta, stanno entrando stabilmente nel giro dell’Under 21.

ATTACCANTI – Contrariamente a quello che la cultura calcistica italiana suggerisce, normalmente votata alla solidità difensiva, il parco dei giovani attaccanti sembra offrire una corazzata di talenti da far quasi invidia al resto del mondo per quantità e qualità. Partendo da Borini (21, Liverpool), passando per Destro (21, Roma), fino ad arrivare a El Shaarawy (19, Milan), abbiamo dei bomber che tanto hanno da dimostrare ma che già si sono guadagnati il rispetto, il debutto in nazionale e il posto da titolare nei rispettivi club. Ma ci sono anche Insigne (21, Napoli), Immobile (22, Genoa), Longo (20, Espanyol), Gabbiadini (21, Bologna), De Luca (21, Atalanta), a dar manforte a un reparto che promette scintille e gol a valanga nei prossimi anni. Senza scordarsi di un certo Balotelli, che non ha bisogno certo di presentazioni.

Chissà se vedremo una nazionale simil-Brazil anni ‘70 nel prossimo futuro. Di certo c’è la materia prima che, per una volta, può farci mettere da parte lo scetticismo e farci puntare 10 euro sulla vittoria finale ai prossimi campionati del mondo della nostra squadra azzurra, la quale può comunque già contare su un ottimo C.t. e dei grandissimi veterani ancora nel pieno della forma.

Azzurri: Torna Balotelli e Cassano resta a casa. Ecco le ragioni di Prandelli

In vista delle qualificazione al Mondiale 2014, Cesare Prandelli ha diramato le convocazioni per le sfide contro Armenia e Danimarca e non son mancate le sorprese. Prima su tutte, l’esclusione di Antonio Cassano, che tanto bene ha fatto in questo inizio di campionato, proseguendo con i rientri di Balotelli, Criscito e Gilardino che erano stati esclusi dalle ultime chiamate per motivi completamente diversi. Il c.t. ha motivato le sue scelte dichiarando di “voler puntare sui giovani”, che ultimamente va tanto di moda nell’Italia del calcio, ma si sà, lo stivale è un paese composto da 59.999.999 esperti di calcio e 1 unico incompetente, l’allenatore della nazionale, e allora andiamo ad analizzare le scelte di Prandelli.

“Ho chiamato Gilardino per fare la 5a o 6a punta perché so che lui può sopportare questo ruolo, cosa che con Cassano sarebbe stato più difficile da gestire”. Prandelli ha così chiarito la sua posizione nei confronti del barese aggiungendo che però “il suo ciclo non è finito, potrebbe essere quello che è stato Di Natale negli ultimi due anni”. Una cosa però è stata tralasciata, il capitano dell’Udinese corre come un matto nonostante i 35 anni, mentre il numero 99 dell’Inter non si smuove più di tanto dalla sua zolla sull’esterno sinistro, salvo tagliare al centro in rare occasioni per offrire i suoi colpi di genio. Insomma, il c.t. ha dato una risposta diplomatica, tutti speriamo che FantAntonio possa ancora essere utile alla causa azzurra, ma i giovani avanzano e corrono molto, specialmente quelli con la cresta e dalle origini egiziane.

“Mi è dispiaciuta la decisione di Balotelli di operarsi subito prima delle partite contro Bulgaria e Malta” e subito tutti i giornali a scrivere che l’attaccante del City aveva nuovamente infastidito Prandelli e che non cambierà mai. Certo che il povero Mario sarà anche uno che ne combina di tutti i colori, però i media non perdono mai occasione di sottolineare ogni cosa che ha fatto, potrebbe fare o farà in futuro pur di confermare e ribadire la sua immagine di Bad Boy. Poi non si lamentino se SuperMario segna e le sue esultanze sono incentrate sulla polemica. Certo che finché la butta dentro…

“Punto sui giovani, perché il rinnovamento è l’unica strada per il successo” e qui non possiamo che dar ragione al mister visto che, come ha detto anche lui, “dopo il mondiale vinto, la Spagna ha cambiato il 50% dei giocatori e ha vinto di nuovo”. In questo caso i giovani sono Marco Verratti e Stephan El Shaarawy, che poi sono i nuovi giovani, perché non dimentichiamoci che Balotelli, Destro, Giovinco, Sirigu, Abate, Ogbonna e Candreva sono tutti under 26. Quest’Italia giovane e votata all’attacco piace ai tifosi, e far innamorare il pubblico è la prima tappa per accettare il rinnovamento e renderlo una mossa vincente.

Poco da dire sul rientro di Criscito; le accuse contro di lui sono cadute e, secondo il codice etico imposto da Prandelli, il terzino dello Zenit è tornato a disposizione della nazionale. Rientrano nelle scelte del c.t. anche gli esclusi eccellenti di Zeman, Osvaldo e De Rossi, ma per quest’ultimo Prandelli si aspetta delle risposte sul campo alle dichiarazioni del romanista verso il tecnico boemo. Capitan Futuro aveva accusato l’ex allenatore del Pescara di carichi di lavoro eccessivi in allenamento, ma adesso è tempo di rimboccarsi le maniche sul terreno da gioco. Questo però riguarda tutti gli azzurri, per cancellare il ricordo delle opache prestazioni contro Bulgaria e Malta, gambe in spalla e pedalare, che il Mondiale è ancora lontano.

Ecco la lista completa:

Portieri: Buffon (Juventus), De Sanctis (Napoli), Sirigu (Paris St. Germain), Viviano (Fiorentina);

Difensori: Abate (Milan), Balzaretti (Roma), Barzagli (Juventus), Bonucci (Juventus), Chiellini (Juventus), Criscito (Zenit St. Pietroburgo), Maggio (Napoli), Ogbonna (Torino), Ranocchia (Inter);

Centrocampisti: Candreva (Lazio), De Rossi (Roma), Diamanti (Bologna), Giaccherini (Juventus), Marchisio (Juventus), Montolivo (Milan), Pirlo (Juventus), Verratti (Paris St. Germain);

Attaccanti: Balotelli (Manchester City), Destro (Roma), El Shaarawy (Milan), Gilardino (Bologna), Giovinco (Juventus), Osvaldo (Roma).