Sirigu, Ogbonna, Verratti e Borini: quattro futuri pilastri della nazionale
A dispetto di quanto si crede comunemente da un po’ di tempo a questa parte, la nazionale italiana si sta avviando, fatti i dovuti scongiuri, verso una nuova primavera. Negli ultimi due anni abbiamo avuto, infatti, un notevole rinnovamento nel panorama calcistico italiano. I tempi nei quali ci si affidava solamente alla vecchia guardia e dove i talentini arrivavano esclusivamente dall’estero, sembrano sul viale del tramonto. Tutto ciò è dovuto, probabilmente, più alle necessità economiche dei club che alla volontà dei presidenti. Ma il modello della cantera barcellonese ha insegnato che si può investire forte sul settore giovanile risparmiando sul mercato, senza perdere di qualità ma potendo addirittura costruire la squadra più forte del mondo.
Allora viene da domandarsi perché, ascoltando l’opinione di molti tifosi, gli italiani non credono più nella nostra nazionale, nonostante un ottimo secondo posto ai campionati europei. Le motivazioni possono essere molteplici e partono tutte da quella vittoria del 2006, per molti inaspettata e che facciamo ancora fatica a dimenticare, soprattutto dopo aver visto le successive spedizioni azzurre, tra le quali quella disastrosa del Lippi-bis in Sud Africa. Il pensiero generale che stagna da molti anni nelle nostre menti è quello di un calcio italiano in piena recessione, se non addirittura morente. Si tende a vedere la spedizione del 2006 come quella di una squadra vincente ed inarrivabile, pensando che non ci siano stati sostituti degni di un cambio generazionale. Ci si lascia abbindolare spesso dagli eccessivi elogi che la stampa estera e nostrana sciorina nei confronti dei nuovi talenti stranieri, soprattutto sudamericani (per esempio Paulinho, secondo la Gazzetta, è diventato il nuovo fenomeno da tener assolutamente d’occhio dopo un golletto di testa da palla ferma, in una nazionale priva di “europei”), tendendo a sottovalutare tutto ciò che le nostre società hanno costruito nei loro vivai. E se è vero che la Spagna ha dimostrato di essere sempre su un altro pianeta, la terribile e giovanissima Germania cosmopolita dei vari Reus, Kroos, Ozil, Hummels e Boateng è stata annientata, giusto qualche mese fa, dall’onda azzurra nella semifinale europea. Ma d’altra parte, è inutile negarlo, fa parte della nostra cultura dimostrarsi scettici e tutti bravi a fare il lavoro del commissario tecnico, sempre pronti a mettere alla forca chiunque compia il minimo errore, seppur dettato dalla sfortuna. Almeno fino a quando non vinciamo qualcosa di tangibile, allora siamo tutti fratelli e fieri dei nostri eroi.
In ogni caso, con una rapida analisi sui giovani talenti italiani, è facile capire perché possiamo guardare al futuro con ottimismo.
PORTIERI – L’eredità di Buffon sarà forse quella più difficile da raccogliere. In ogni caso in pole per sostituirlo c’è Sirigu (25, Paris Saint-Germain) che ha già dimostrato di essere un ottimo portiere, se non al livello del capitano attuale, almeno a quello degli altri estremi difensori europei. Non scordiamoci però dei giovanissimi Bardi (20, Novara) e Leali (19, Lanciano), mandati in prestito in B da Inter e Juve a farsi le ossa, e dei quali si dice un gran bene.
DIFENSORI – Forse il ruolo dove siamo più scoperti tra i giovanissimi, ma dove si hanno già conferme tra i vari Bonucci (25, Juventus), Ranocchia (24, Inter) e Ogbonna (24, Torino). Stanno trovando spazio nei loro club anche due ottimi terzini, De Sciglio (19, Milan) e Sampirisi (19, Genoa). Senza scordarsi di Santon (21, Newcastle) che si sta riprendendo dopo un periodo difficile.
CENTROCAMPISTI – Come si richiede nel calcio moderno, anche in Italia si stanno confermando giovani centrocampisti universali, che sanno sia difendere che costruire ed attaccare. Negli ultimi tempi si stanno proponendo ad alti livelli Marrone (22, Juventus), che spesso viene impiegato anche sulla linea difensiva, Florenzi (21, Roma), tornato indiavolato dall’esperienza in B col Crotone, e Sala (20, Amburgo), che sta trovando continuità in Bundesliga. Un occhio particolare per Verratti (20, Paris Saint-Germain), il quale si propone fortemente come erede di Pirlo e che in giovanissima età sta incantando in una squadra ricca di campioni. Menzione anche per Rossi (21, Brescia), Crimi (20, Grosseto) e Saponara (20, Empoli), che con un po’ di gavetta, stanno entrando stabilmente nel giro dell’Under 21.
ATTACCANTI – Contrariamente a quello che la cultura calcistica italiana suggerisce, normalmente votata alla solidità difensiva, il parco dei giovani attaccanti sembra offrire una corazzata di talenti da far quasi invidia al resto del mondo per quantità e qualità. Partendo da Borini (21, Liverpool), passando per Destro (21, Roma), fino ad arrivare a El Shaarawy (19, Milan), abbiamo dei bomber che tanto hanno da dimostrare ma che già si sono guadagnati il rispetto, il debutto in nazionale e il posto da titolare nei rispettivi club. Ma ci sono anche Insigne (21, Napoli), Immobile (22, Genoa), Longo (20, Espanyol), Gabbiadini (21, Bologna), De Luca (21, Atalanta), a dar manforte a un reparto che promette scintille e gol a valanga nei prossimi anni. Senza scordarsi di un certo Balotelli, che non ha bisogno certo di presentazioni.
Chissà se vedremo una nazionale simil-Brazil anni ‘70 nel prossimo futuro. Di certo c’è la materia prima che, per una volta, può farci mettere da parte lo scetticismo e farci puntare 10 euro sulla vittoria finale ai prossimi campionati del mondo della nostra squadra azzurra, la quale può comunque già contare su un ottimo C.t. e dei grandissimi veterani ancora nel pieno della forma.