Azzurri qualificati al mondiale brasiliano. E ora?

Nazionale italana

Per la prima volta nella storia, la nostra nazionale si qualifica al mondiale con ben due giornate di anticipo, allontanando le tradizioni che ci indicano come una squadra sempre sofferente fino all’ultimo respiro.

Merito di un gruppo che ha avuto, finalmente, consapevolezza di se stesso, andando a sfidare con la giusta determinazione avversari modesti come Repubblica Ceca, Bulgaria e Danimarca. Sembrano lontanissimi i tempi in cui arrancavamo contro il Galles, eppure, nonostante il buon calcio mostrato nel post Sudafrica e i buoni risultati raggiunti (o meglio sfiorati) oltre le aspettative di quasi tutti i tifosi e degli addetti ai lavori, pare che Prandelli ed il suo staff non possano adagiarsi troppo sugli allori, essendoci degli evidenti aspetti da migliorare ed altre piccolezze da aggiustare.

Il reparto arretrato sembra, attualmente, quello meglio organizzato. Il blocco juventino, arricchito dall’arrivo di Ogbonna, sembra garantire la solita graniticità che contraddistingue la compagine azzurra. Le note stonate arrivano dalla scarsa affidabilità degli esterni bassi: a destra si attende il ritorno di De Sciglio e si spera di vederlo sugli stessi livelli dello scorso campionato, mentre sulla fascia opposta si fanno vari nomi che, però, non esaltano di certo i tifosi azzurri. Balzaretti, Criscito, Pasqual, o un Chiellini adattato, non sono di certo nomi da top team, anche se ricordiamo con gaudio l’exploit di Fabio Grosso nel 2006, proprio su quella fascia. A volte non serve essere dei fenomeni se si arriva con le giuste forze psico-fisiche all’appuntamento mondiale.

Per quanto riguarda il centrocampo, il quartetto Montolivo-Pirlo-De Rossi-Marchisio sembra dare le dovute certezze a Prandelli, ma la non più giovane età del regista e la fragilità fisica mostrata ultimamente dal principino bianconero creano delle piccole preoccupazioni. Sarebbe importante, in tal caso, inserire nel progetto un paio di giovani affamati di palcoscenici importanti e di vittorie: Verratti e Florenzi sembrano i più pronti, e chissà che questi ultimi mesi che ci separano dal mondiale non convincano il ct azzurro a promuoverli come titolari. Anche qua, come per la difesa, il problema vero sono gli esterni. Prandelli cerca sempre di adattare i vari Giaccherini, Candreva, Diamanti come esterni in un centrocampo a 5, anche se l’unico vero interprete che abbiamo nel ruolo si chiama Christian Maggio.

Ma se il modulo sarà come quello di ieri, con due uomini ad agire dietro Balotelli o un’altra prima punta (Osvaldo e Gilardino sembrano delle buone alternative al centravanti bresciano), bisogna pensare a qualche nome ben più altisonante di Candreva o Giaccherini, i quali in quanto ad impegno ed amore per la causa azzurra non hanno nulla da invidiare a nessuno, ma che non sono minimamente comparabili in quanto a tasso tecnico a vari fenomeni come Oscar, Iniesta, Ozil che interpretano lo stesso loro ruolo, sempre più decisivo nel calcio odierno. Per cui sarebbe opportuno pensare di rivalorizzare l’attacco e trovare degli interpreti che possano sostituire Cassano e Di Natale, che disputarono un ottimo europeo due anni fa. I nomi più importanti da tenere in considerazione sono due:  quello di Giuseppe Rossi, in netta ripresa dopo i due terribili infortuni, e di El Sharaawy, il quale sta diventando sempre più un oggetto misterioso in casa milanista.

Menzione finale per il nostro numero uno: Gianluigi Buffon. Dopo un periodo di appannamento, sembra essere tornato la saracinesca di sempre ed il record di presenze firmato ieri sera lo avrà ulteriormente caricato. Marchetti sta scalpitando, il futuro della nazionale probabilmente è suo, ma il posto da titolare dello juventino sembra attualmente intoccabile.

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